Il TAR Lazio, con sentenza n. 8615/2020 del 22 luglio 2020, ha accolto il ricorso presentato dall’avv. Vincenzo Palumbo, insieme con gli avvocati Rocco Mauro Todero e Andrea Pruiti Ciarello, avverso il diniego di accesso agli atti, opposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri sui verbali del Comitato Tecnico Scientifico utilizzati a supporto dell’emanazione dei Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) dell’1 marzo 2020, dell’8 marzo 2020, dell’1 aprile 2020 e del 10 aprile 2020, disposizioni che imponevano il divieto di spostamento delle persone per contenere il contagio da Covid-19.
I tre giuristi avevano chiesto l’accesso civico ai verbali, mai pubblicati, del Comitato Tecnico Scientifico per visionarli ed estrarne copia al fine di consentire agli italiani di conoscere le vere motivazioni per le quali, durante la pandemia da Covid-19, sono stati costretti in casa, anche in quelle Regioni o in quei territori dove non si sono registrati casi di infezione.
Il ricorso presentato dell’avv. Vincenzo Palumbo e dai predetti avvocati avverso il provvedimento di diniego all’accesso agli atti è stato accolto dal TAR Lazio sul presupposto che l’accesso a quei verbali del Comitato Tecnico Scientifico va consentito poiché “la ratio dell’intera disciplina normativa dell’accesso impone di ritenere che se l’ordinamento giuridico riconosce, ormai, la più ampia trasparenza alla conoscibilità anche di tutti gli atti presupposti all’adozione di provvedimenti individuali o atti caratterizzati da un ben minore impatto sociale, a maggior ragione deve essere consentito l’accesso ad atti, come i verbali in esame, che indicando i presupposti fattuali per l’adozione dei descritti DPCM, si connotano per un particolare impatto sociale, sui territori e sulla collettività”.
Gli avvocati hanno sostenuto che la conoscenza di quei verbali deve essere garantita a tutti i cittadini, perché necessaria all’esercizio dell’ordinario controllo politico-democratico. Il TAR Lazio, aderendo a quanto richiesto, ha stabilito che l’accesso agli atti “oltre a favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche, ha anche la finalità di promuovere, come nel caso in esame, la partecipazione al dibattito pubblico”.